domenica 8 settembre 2013

Tibet

La questione tibetana


  

Nel 2011 la Cina ha festeggiato i 60 anni dell’occupazione del Tibet. Lhasa, la capitale tibetana, è stata addobbata con decorazioni floreali ed è stata chiusa al turismo   per tutto il mese di luglio, per effettuare senza scompigli ne’ disordini le celebrazioni istituzionali.
Il governo cinese sta lentamente logorando il popolo tibetano, negando loro ogni principale diritto umano. In breve tempo questo popolo sarà estinto, infatti l’invasione cinese sta diventando sempre più pressante. Il controllo è totale.
Al popolo cinese sono state offerte sovvenzioni e particolari privilegi nel caso in cui decidessero di trasferirsi in Tibet, come per esempio, viene loro concessa la possibilità di procreare più di un figlio per famiglia, oppure vengono rilasciate con più semplicità le licenze per le aperture di attività commerciali. Uscendo dal centro storico della città di Lhasa, sono in continua espansione ampi quartieri moderni popolati da comunità cinesi. Oramai nelle scuole primarie viene insegnato solo la lingua cinese e quella inglese; la lingua tibetana viene così sempre più discriminata e rischia di scomparire per sempre. 
Il popolo tibetano è costretto a subìre numerosi soprusi da parte dell’esercito militare cinese; ad esempio, essi sono costantemente sorvegliati e sottomessi e durante tutto l’arco della giornata, truppe di soldati cinesi armate marciano per la città, anche a pochi metri dai luoghi sacri di preghiera. Inoltre, dopo l’esilio del Dalai Lama in India, non è più possibile esporre sue immagini in nessun luogo pubblico, ne’ privato.
La forma di protesta più utilizzata, soprattutto dai monaci, è quella di bruciarsi vivi di fronte i palazzi di potere del governo cinese ma questo non è sufficiente a cambiare le cose, le leggi non cambiano e se le cose continueranno in questo modo, nell’arco di pochi decenni si rischierà la totale estinzione del popolo, della cultura e della lingua tibetana.
Sono, inoltre, anche molto scarsi gli aiuti esterni, da parte di altre nazioni, infatti la solidarietà umana e la fratellanza viene messa in secondo piano, rispetto ai giochi di potere e agli accordi internazionali.
Io sono stato in Tibet ed è stato un viaggio importante, che ha aperto i miei orizzonti e che mi ha dato modo di conoscere una cultura così ricca di sani princìpi.
Porterò sempre rispetto per tutta quella gente che, in parte, ho conosciuto e non dimenticherò mai i loro sguardi così fieri e lungimiranti, intensi e, nello stesso tempo, accoglienti.

Paolo Sirignani






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