La disparità tra uomo e donna si vede ancora e questa volta è “in busta paga”. Pay gap è il nome della differenza retributiva fra professionisti di sesso diverso. Le lavoratrici, a parità di produttività e preparazione, hanno stipendi più bassi degli uomini. Questo il risultato del rapporto su "Il gap salariale nella transizione tra scuola e lavoro", presentato alla XIV Conferenza Europea della Fondazione Rodolfo De Benedetti. Incentrato sul problema della discriminazione nel mercato del lavoro, l’evento ha rivelato che la disparità salariale produce una diminuzione del 37 percento dei compensi delle collaboratrici rispetto ai colleghi maschi.

L'analisi si è concentrata sui diplomati tra il 1985 e il 2005 di 13 licei classici e scientifici di Milano che hanno poi proseguito gli studi nelle cinque università cittadine. Sono tutti profili brillanti, già ben inseriti nel mondo del lavoro, autonomi nella vita come nel reddito. La realtà che emerge dallo studio è che le ragazze spesso tendono a scartare le facoltà legate a lavori a più alto reddito, come Medicina, Ingegneria, Economia e Matematica. Fatta eccezione per Medicina, dove le quote femminili e maschili si equivalgono, i percorsi di studio che portano a carriere più remunerative sono stati scelti dal 65 per cento dei ragazzi e solo dal 20 per cento delle loro compagne. Se invece focalizziamo l’analisi su indirizzi come Scienze dell'educazione, Scienze umanistiche, Architettura e Design, i risultati si capovolgono.
Secondo la ricerca dietro queste scelte troviamo donne meno competitive degli uomini e poco interessate alla selezione di un lavoro ben pagato a tutti i costi. Il nodo centrale della questione, secondo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, resta la mancanza di infrastrutture che aiutino a conciliare la carriera con le responsabilità familiari.

Marica Servolini
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