domenica 29 settembre 2013

Il viaggio della Gnocca

Dai villaggi africani ai marciapiedi europei

 

Digitando su motore di ricerca la parola prostitute, al terzo posto subito dopo Wikipedia, si trova questo sito: www.gnoccatravels.com . Una comunità di soli “uomini” dove scambiarsi consigli utili su come procurare gnocca gratuitamente o a pagamento attraverso tutti i continenti: la community dei viaggi della gnocca.
Vorrei raccontare loro un viaggio, quello della gnocca che parte dalla Nigeria, risalendo Niger e Libia; un viaggio fatto in camion, furgoni, container ma anche a piedi, fino alle coste del Mediterraneo per finire sui marciapiedi europei. Qui la gnocca potrà rispondere finalmente all’unica domanda (dieci, cento, mille volte la stessa) che interessa al tizio dentro l’auto col finestrino abbassato: <<Quanto?>>.
Nigeria: tra colline e altipiani, pianure aride e distese sconfinate sorgono dei piccoli villaggi dove spesso una donna sogna solo di poter fuggire dalla povertà piuttosto che dalle violenze, dalle minacce o dalle modificazioni genitali. A volte giunge al villaggio una figura, le/i trafficanti, che offre loro una via di fuga: L’ Europa.
A volte gli stessi parenti, compagni o fidanzati intercedono con la maman o madame (nigeriane che vivono stabilmente in Nigeria o che viaggiano dall’ Europa in aereo grazie a un regolare permesso di soggiorno) che spesso si occupa di scegliere personalmente le donne da portare in Europa. Compito della madame è quello di curarsi delle ragazze per tutto il percorso del viaggio e di controllarle poi giunte a destinazione. Paga loro il viaggio, le imbonisce con falsi credo sul loro futuro, fa giurare loro che l’impegno preso verrà rispettato mediante voodoo (il terrore che le donne nigeriane hanno nei confronti del voodoo è uno strumento di controllo fortissimo), pena la morte, quindi le consegna ad un uomo chiamato brother (un trafficante nigeriano che si prenderà “cura” delle ragazze conquistandosi la loro fiducia), che le condurrà di frontiera in frontiera fino in Libia.
Warri, Benin City, Sapele, rappresentano di solito la prima tappa e i punti di raccolta delle inconsapevoli viaggiatrici che arrivano dai villaggi. Si prosegue a volte verso il nord in autobus, per Kano o Sokoto (Nigeria del Nord), oppure si passa dal Benin. Non c’è un itinerario preciso, il viaggio può variare di chilometri e di tempo. Di tappa in tappa le donne vengono alloggiate in case di transito, dette warehouse, per periodi brevi o anche per mesi.
Gli smugglers (autisti) alla guida di camion o furgoni, trasportano centinaia di migranti di diversa nazionalità per il viaggio che procede verso Agadez o Dirkou (Niger) fino alla frontiera libica e quindi Sabha(Libia). Da questo istante le ragazze viaggeranno con altri migranti che intendono arrivare in Europa illegalmente. Stipati come merce, ammassati dentro i mezzi si viaggia senza acqua né cibo, senza poter mai dormire. Avvengono violenze di ogni sorta e stupri; altre/i si ammalano, svengono o addirittura muoiono. Chi non ce la fa viene abbandonato nel deserto. Lungo la strada è una distesa di ossa e tombe.
Nel deserto avvengono saccheggi e razzie sia da parte di militari sia da parte dei ribelli, è il tratto di viaggio più duro e traumatico. Le/i migranti vengono picchiate/i, ridotte/i in schiavitù, umiliate/i, derubate/i. Non c’è niente tutto intorno, solo deserto.
Tumu (Libia): è la frontiera con il Niger dove poche procedono oltre. Capita anche che le ragazze vengano arrestate per clandestinità e rilasciate solo sotto pagamento di somme di denaro, per essere poi rimesse nelle mani dei trafficanti. Nelle fatiscenti carceri sono in tante le donne tenute in anguste stanze sbarrate, sorvegliate costantemente. Non di rado avvengono stupri e violenze all’interno di questi luoghi di punizione.
Il viaggio termina a Tripoli, dove i trafficanti rivelano le loro vere intenzioni e le ragazze aprono gli occhi al loro destino: i bordelli. Una donna può essere sfruttata per un tempo che varia da qualche mese fino a 5 anni o comunque fino alla restituzione del debito contratto che copre le spese del viaggio o per il tempo necessario all’organizzazione della tratta successiva che le porterà nelle coste del Mediterraneo, oppure fino a che la madame non salderà il debito con i trafficanti. Lei non vuole e non ha interesse a far prostituire le ragazze in Libia, bensì a farle giungere al più presto in Europa. Dunque questo sfruttamento avviene per mano dei trafficanti nigeriani e libici, di nascosto alla madame, che se messa al corrente dell’accaduto smetterebbe di pagare per la ragazza. In questa circostanza alla ragazza non rimane che continuare a racimolare soldi, prostituendosi, per il viaggio che d’ora in poi si pagherà sola.
All’interno dei bordelli libici c’è la senior woman che si occupa di accogliere e introdurre alla prostituzione le nuove arrivate e controllare i profitti di ognuna di esse. Sono costrette ad avere dai 3 ai 5 rapporti al giorno, spesso non protetti, ad una cifra che il trafficante stesso stabilisce. Chi tenta di rifiutarsi viene umiliata, picchiata e torturata: vengono fatte camminare sul petrolio bollente, mozziconi di sigarette vengono spente su tutto il corpo, vengono frustate con catene.
L’uso del preservativo è a discrezione del cliente. Spesso restano incinte e vengono fatte abortire con calci allo stomaco e medicine. A volte le ragazze prima di ogni rapporto inseriscono della lana nella vagina, che trovano all’interno dei loro materassi, come contraccettivo.
I bordelli sono delle fortezze di sbarre e filo spinato, controllate e sorvegliate. Poche riescono a fuggire, la maggior parte viene ricatturata e quasi uccisa a botte.
Poi c’è il benefattore, cliente delle ragazze, che paga per estinguere il debito e le aiuta nel viaggio verso l’Europa. Le ragazze si sentono debitrici nei confronti di questa figura, in realtà il benefattore risulta essere un membro dell’organizzazione criminale che a volte le affianca anche durante l’attraversata in mare o procura loro documenti falsi per il viaggio.
Lampedusa (Italia): gli sbarchi nell’isola sono ormai all'ordine del giorno. Donne e uomini che arrivano su barconi stipati e traboccanti. Quante di quelle donne saranno prostituite? Quante di loro rivedremo sui marciapiedi? Quante di loro verranno rimpatriate e ricominceranno il viaggio?
Adesso chiedo io a voi “uomini” del GnoccaTravels : << Quanto?>>.
Giada Licata

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